Deportazione (Impero assiro)

Una famiglia di giudei deportata dopo l'Assedio di Lachish - rilievo del muro dal palazzo sud-ovest di Ninive.

Nei tre secoli che iniziano con il regno di Ashur-dan II (934-912 a.C.), l'Impero neo-assiro praticò sistematicamente la deportazione d'interi popoli reinsediandoli all'interno dei propri confini.[1] La maggior parte degli interventi fu effettuato con un'attenta pianificazione da parte del governo al fine di rafforzare l'impero: es. una popolazione poteva essere spostata per diffondere tecniche agricole o sviluppare nuove terre; spesso la deportazione era una pena inflitta ai nemici politici come alternativa all'esecuzione. In altri casi, le élite selezionate di un territorio conquistato furono trasferite nell'impero assiro, per arricchire e aumentare la conoscenza al centro dell'impero.

Oded Bustenay nel 1979 ha stimato che circa 4,4 milioni di persone (± 900.000) sono state ricollocate in un periodo di 250 anni. Un esempio, il trasferimento degli israeliti alla fine dell'VIII secolo a.C. fu descritto in brani biblici e divenne noto come la "cattività assira".[2]

  1. ^ Radner 2012.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Oded

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